Il gruppo di SINISTRA e AMBIENTE opera a Meda, provincia di Monza e Brianza - MB.
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La Meda e la Brianza che amiamo e che vogliamo tutelare
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CRONACHE DA CHI SI IMPEGNA
A CAMBIARE IL PAESE
DEI CACHI E DEI PIDUISTI.
"Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente,
ma nessuno o pochi si domandano:
se avessi fatto anch’io il mio dovere,
se avessi cercato di far valere la mia volontà,
sarebbe successo ciò che è successo?"
Antonio Gramsci-politico e filosofo (1891-1937)
OMAGGIO ALLA RESISTENZA.
Ciao Dario, Maestro, indimenticabile uomo, innovativo, mai banale e sempre in prima fila sulle questioni sociali e politiche. Ora sei di nuovo con Franca e per sempre nei nostri cuori.
"In tutta la mia vita non ho mai scritto niente per divertire e basta. Ho sempre cercato di mettere dentro i miei testi quella crepa capace di mandare in crisi le certezze, di mettere in forse le opinioni, di suscitare indignazione, di aprire un po' le teste. Tutto il resto, la bellezza per la bellezza, non mi interessa." (da Il mondo secondo Fo)
Mentre molti livelli istituzionali (il Presidente di Regione Lombardia Maroni in testa) si affannano a fare pressioni sul Governo perchè si trovino le risorse affinchè l'autostrada pedemontana si realizzi nella sua interezza (non basta loro il bilancio economico finale fallimentare della BreBeMi con i costi realizzativi RADDOPPIATI), la Soc. Autostrada Pedemontana Lombarda, stimolata dalle domande poste dopo l'iniziativa del 10 luglio 014 a Seveso (organizzata da Insieme in Rete e dall'Amministrazione di Seveso) ha inoltrato ad alcuni giornali (e indirettamente ad Insieme in Rete) una "singolare" comunicazione, forse nell'intento di dire la sua in merito al RISCHIO DIOSSINA.
Ma ........... ma la comunicazione inviata risulta essere un documento/relazione circolato ........... il 23-10-2013.
Evidentemente un documento datato ........... buono per tutte le stagioni, anche per i contenuti non proprio al passo con i tempi ....... ma poco importa vista la superficialità, le ovvietà, la parzialità e le cose su cui APL nulla dice.
Il coordinamento ambientalista INSIEME IN RETE lo ha commentato con un suo comunicato, ripreso da Il Cittadino con un articolo il 26-07-014.
Il Consiglio di Stato, cui si era rivolto Giorgio Taveggia (candidato della Lega Nord e della Lista Progetto per Meda alle elezioni comunali del 2012) con una richiesta di revocatoria del precedente pronunciamento del Consiglio di Stato medesimo, ha pubblicato in data 28-07-014 la Sentenza con cui giudica INAMMISSIBILE il ricorso di Taveggia.
Gianni Caimi rimane pertanto nella carica di Sindaco di Meda e rimane immutata la composizione del Consiglio Comunale.
SINISTRA E AMBIENTE continuerà ad essere rappresentata nell'assise consiliare.
I recenti accadimenti nella politica italiana con al centro la modifica Costituzionale sulla composizione del Senato, l'aumento del numero di firme per gli strumenti di democrazia diretta (per indire un Referendum da 500.000 a 800.000 e per proporre una Legge di Iniziativa Popolare da 50.000 a 250.000) e l'atteggiamento del Governo Renzi che vuole la "prova di forza" per far passare la propria proposta di legge in tempi brevi, la dicono lunga sulla deriva da oligarchia su cui l'esecutivo sta scivolando constantemente con la mistificazione del "fare". Una deriva costruita su un patto, quello detto del "nazareno", tra Renzi, il condannato Berlusconi e l'inquisito Verdini. Sono costoro i "nuovi "padri costituenti" ?
Con l'uso d'una comunicazione distorta e spregiudicata si giustifica e si vuol far passare la necessità d'una riforma che tale non è.
La realtà è quella d'una controriforma che comporta un Senato non più di eletti ma di NOMINATI (evidentemente più controllabili e più "di fiducia") depotenziando altresì le possibilità di ricorrere agli strumenti di democrazia diretta quali sono il referendum e le proposte di legge d'iniziativa popolare.
Indubbiamente al Paese servono Riforme, ma NON serve al Paese che per un "decisionismo d'apparizione" si limitino le forme di rappresentatività con una pastrocchiata proposta di modifica della COSTITUZIONE utile a creare un totale sbilanciamento dei poteri a favore del solo potere esecutivo, con un Governo che potrebbe di conseguenza influenzare sia l'elezione dei componenti del CSM sia quello del Presidente della Repubblica, potendo contare su condizioni più favorevoli. Una strada che porta verso un graduale smantellamento degli equilibri garantiti dall'attuale Costituzione e crea le premesse per un'OLIGARCHIA di governo.
Il "renzismo" sta subentrando a 20 anni di disastroso "berlusconismo" con l'evidente continuità dell'uomo solo al comando ?
Vi proponiamo in merito l'intervista de Il Manifesto alla Costituzionalista Lorenza Carlassare
Carlassare: «Così si strozza la democrazia»
— Carlo Lania, ROMA,
La costituzionalista. Lorenza Carlassare: «Contingentare la discussione è contro la Carta. Decisione tipica dei sistemi autoritari»
Lorenza Carlassare
Professoressa Lorenza Carlassare da
costituzionalista come giudica la decisione di contingentare
i tempi della discussione sulla riforma?
E’ una decisione contraria alla Costituzione. Non mi era mai
venuto in mente che nella revisione di una legge costituzionale si
potesse agire in questo modo. Strozzare un dibattito su una riforma
che deve essere votata con una maggioranza elevata proprio perché
sia ragionata e condivisa. Mi sembra una cosa inaudita.
Soprattutto considerando che risulta implicitamente escluso dalla
stessa Costituzione, che prevede appunto maggioranze molto
elevate, due distinte delibere per ogni camera con uno scopo preciso:
garantire che la riforma venga meditata, discussa e approvata da una
maggioranza larga, non da una maggioranza artificiale che forza
gli altri, una minoranza prefabbricata che vuole imporre la sua
volontà. Il disprezzo del dissenso e la volontà di soffocarlo
è propria dei sistemi autoritari. Non è lo spirito della
Costituzione.
Il problema forse è all’origine: ci troviamo di fronte
a una riforma costituzionale che non nasce dal parlamento ma viene
dettata dal governo.
Anche questa è un’anomalia. Purtroppo negli ultimi anni ne abbiamo
viste tantissime. Il governo si è impadronito di tutte le funzioni
del parlamento e lo ha esautorato. Della funzione legislativa si
è impadronito totalmente facendo solo decreti legge e ora s’
impossessa anche della revisione costituzionale. Tutto quello a cui
stiamo assistendo negli ultimi tempi lascia sgomenti.
Vede dei rischi in questo modo di procedere da parte di governo e maggioranza?
Da tanto tempo vedo rischi, perché questa forzatura deriva dal
fatto che non si vuole accettare il dialogo, che si vedono gli
emendamenti e le proposte degli altri come un impaccio, un
ostacolo, dei sassi sui binari da rimuovere, come ha detto Renzi. Ma
gli argomenti degli altri non sono da rimuovere, sono da
considerare ed eventualmente da confutare con argomenti idonei,
altrimenti che democrazia è? Oltre tutto si tratta di una riforma
che fa parte di un programma più ampio di cui non sappiamo nulla.
Si riferisce al patto del Nazareno?
Questo patto Berlusconi-Renzi, che poi è Berlusconi-Verdini-Renzi
che cosa significa? E’ un patto fra soggetti dei quali uno non aveva
e non ha funzioni politiche istituzionali di alcun genere; ha
perduto anche il titolo di senatore. Allora la domanda è: cosa c’è in
questo patto? Un patto tra due partiti si può anche ammettere se
è trasparente, ma un accordo segreto di cui ogni tanto trapelano
alcune notizie ma del quale si esige che sia assolutamente
rispettato alla lettera, no. Mi chiedo ancora: siamo in un Paese
democratico o no?
Però il ministro Boschi di fronte alle accuse di autoritarismo risponde che si tratta di allucinazioni.
Penso che il ministro Boschi, della cui buona fede non dubito, non
abbia nessuna idea di cosa è la democrazia e soprattutto che cosa
è la “democrazia costituzionale”, che non vuol dire dominio della
maggioranza. Quello che offende è la menzogna, continuamente
ripetuta, che chi propone modifiche non voglia le riforme: tutti
vogliono la riforma del bicameralismo attuale! Ma molti non vogliono
la soluzione imposta. Perché il governo non vuole il Senato
elettivo come negli Stati Uniti, con un numero ristretto di senatori
eletti dai cittadini delle diverse regioni? Perché no?
Lei che risposta si dà?
Si vuol togliere la parola al popolo. Quanto sta accadendo va messo
insieme alla legge elettorale con l’8% di sbarramento; si vuole
chiudere la bocca alle minoranze, e non solo a minoranze esigue: la
soglia dell’8% non è certo leggera. Si vuole fare una Camera
interamente dominata dai due partiti dell’accordo, due partiti che
poi sono praticamente uno perché lavorano insieme, in stretto
accordo, quindi siamo arrivati al partito unico.
O magari al partito nazionale di cui parla Renzi.
Una cosa che mi fa venire i brividi. La democrazia
costituzionale è necessariamente pluralista, perché gioca
anche sull’articolazione politica del sistema e del parlamento, sulla
possibilità di un dialogo e di un dissenso. Qui invece si parla di
partito nazionale. Credo che per qualcuno si tratti di scarsa
conoscenza e di scarsa dimestichezza con il costituzionalismo,
per qualcun altro purtroppo no.
In questo rientra anche la decisione di innalzare da 500
a 800 mila le firme necessarie per proporre un referendum
abrogativo?
Siamo sempre nella stessa logica di riduzione del peso del popolo,
che evidentemente dà fastidio e bisogna tacitarlo. La gente chiede
lavoro, è preoccupata per la chiusura delle fabbriche e i
governanti si impuntano esclusivamente su queste cose. La riforma
costituzionale serve certamente al fine di poter esercitare il
potere con le mani libere, senza gli impacci della democrazia
costituzionale. Però c’è anche un’altra ragione di fondo, ed è che la
riforma è un bello schermo per nascondere il fatto che sugli altri
piani non si fa niente. L’economia è andata più a rotoli che mai, finora
si è fatto solo un gran parlare, un chiacchierare arrogante
e assolutamente inutile.
Però seimila emendamenti sono tanti. L’opposizione non sta esagerando?
L’opposizione non ha altre armi perché il dialogo la maggioranza
non lo vuole, ha detto subito che “chi ci sta, ci sta”. E gli altri,
evidentemente, se “non ci stanno” a votare ciò che il governo vuole
“se ne faranno una ragione”! In tale situazione chi vorrebbe una
riforma diversa non può fare altro che rendere faticoso il percorso
per indurre la maggioranza a riflettere su quello che fa e, per non
veder fallire tutto, ad accettare qualche modifica. Ripeto ancora
ciò che più volte ho detto: se vogliono fare un Senato con
i rappresentanti delle regioni e degli enti locali non eletti dal
popolo, lo facciano pure, però non possono attribuire a quest’organo
funzioni costituzionali. Non possono dargli la possibilità di
legiferare al massimo livello. A un simile Senato, fatto da persone
che non ci rappresentano, dominate dai capi partito, si vuole
invece assegnare il potere di revisione costituzionale, di
partecipare all’elezione del presidente della Repubblica e di
altri alti organi costituzionali. E’ assurdo. Facessero allora un
Senato che è espressione delle autonomie con funzioni limitate alle
necessità di raccordo con le autonomie locali. Altrimenti, se gli
si vogliono attribuire funzioni costituzionali, deve essere
elettivo. Ma, se non è possibile discutere di questo e di altri
punti significativi, allora non resta altro da fare che proporre
emendamenti a raffica.
In questi giorni il pensiero non può fare a meno di andare a GAZA, sottoposta a violentissimi e spesso indiscriminati bombardamenti da parte dell'esercito Israeliano e ora pure con un intervento via terra in atto. Ancora una volta sono i civili palestinesi a pagare il prezzo più alto, con morti e feriti. Pagano per l'ostinazione con cui si nega loro il diritto alla terra e all'indipendenza, tenendoli chiusi nella gabbia della disperazione di Gaza o relegandoli in Cisgiordania in un territorio residuo circondato da un muro fatto di cemento e di insediamenti coloniali illegittimi e, di fatto, sotto occupazione militare da parte di Israele.
Israele ha il diritto di esistere, ma lo ha anche la Palestina. Certo Hamas tira razzi sul territorio d'Israele e non è un esempio di tolleranza e democrazia (ma nemmeno Israele lo è visto che le sue leggi sono spesso discriminatorie verso i palestinesi), ma è proprio la guerra e lo stato continuo di tensione che rafforza Hamas. C'è un'evidente sproporzione nell'azione militare in corso che mostra una inaccettabile volontà punitiva verso TUTTI i palestinesi. Bombardare Gaza che ha una densità elevata di abitanti significa essere consci di fare in prevalenza vittime civili. Questo è l'ennesimo massacro cui non si può restare indifferenti.
Gaza, 135mila in fuga dalle bombe
— Michele Giorgio, GAZA,
Striscia di Gaza.
Per l’ambasciatore israeliano negli Usa, Ron Dermer ,le Forze Armate
del suo paese starebbero combattendo con «inimmaginabile contenimento». I
dati dell'Unicef sui bambini palestinesi morti dicono l'esatto
contrario. Ha superato 600 il totale dei palestinesi uccisi. Caduti in
combattimenti anche 28 soldati israeliani
Il premio Nobel per la pace alle Forze Armate israeliane.
A lanciare la candidatura è Ron Dermer, giovane politico
israeliano destinato a una brillante carriera. In quota Likud, ex
consigliere del premier Benyamin Netanyahu, è ora ambasciatore
nel paese più potente al mondo e stretto alleato di Israele, gli Stati
Uniti. Partecipando ieri a Washignton a una conferenza dei
“Cristiani Uniti per Israele”, Dermer si è scagliato contro le
Nazioni Unite, i centri per i diritti umani e le agenzie umanitarie
internazionali che accusano Israele di crimini di guerra a Gaza.
Per l’ambasciatore israeliano le Forze Armate israeliane meritano il
premio Nobel per la pace perchè starebbero combattendo con
«inimmaginabile contenimento» nei confronti di un nemico
spietato, responsabile di tutto e di più. Poi ha pronunciato una
frase che rimarrà scolpita nella storia dell’operazione “Margine
Protettivo”: «Non tollero le critiche che sono rivolte al mio Paese
nel momento in cui i soldati israeliani stanno morendo per far vivere
i palestinesi innocenti».
Leggendo quelle dichiarazioni ci viene da pensare ai quattro
bambini Bakr, uccisi da due colpi sparati dalla Marina israeliana
contro la spiaggia di Gaza city. Oppure a quella madre con in braccio
il figlio e il terrore scolpito sul suo volto che abbiamo visto
domenica mentre scappava da Shujayea sotto le cannonate. O ancora
ai 27 membri della famiglia Abu Jami sterminati, bambini inclusi,
da missile a est di Khan Yunis. Tutto falso, non è mai avvenuto, una
menzogna lunga due settimane raccontata dai giornalisti,
palestinesi e stranieri, colpevoli di riferire cosa accade nella
Striscia di Gaza. E’ questa versione che si sta cercando di far
passare ovunque per infangare chi fa informazione a Gaza e, più di
tutto, per gettare nell’oblio oltre 600 vite umane palestinesi.
Dirà bugie anche l’Unicef, che riferisce che un totale di 121
bambini e ragazzi palestinesi sono stati uccisi dai raid israeliani
a Gaza dall’8 al 21 luglio, di età tra i 5 mesi e i 17 anni. Due
bambini su tre hanno meno di 12 anni. 904 bambini risultano feriti.
A chi è scampato alla morte, serve urgente sostegno psicosociale
specializzato per affrontare il trauma che stanno vivendo in seguito
alla morte di parenti o il loro ferimento o la perdita della propria
casa. Il portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari
umanitari, Jens Laerke (sarà un bugiardo anche lui?) descrive una
situazione devastante sul fronte della protezione per la
popolazione. A Gaza, meno di 400 kmq, dice Laerke, «non c’è
letteralmente alcun posto sicuro per i civili». Pesano anche le
carenze di forniture ospedaliere e medicinali. Diciotto strutture
sanitarie – come l’ospedale al Aqsa di Deir al Balah, colpito da una
cannonata due giorni fa — sono state danneggiate, inclusi tre
ospedali, denuncia l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Senza dimenticare che 1,7 milioni di palestinesi di Gaza non hanno
accesso o solo un accesso limitato all’acqua.
Come si attendevano un po’ tutti, dopo il massacro di dozzine di
civili e il massiccio bombardamento tra sabato e domenica
a Shujayea, i civili palestinesi scappano non appena apprendono di
movimenti di reparti corazzati israeliani. Ieri nel giro di poche
ore, i centri abitati di Sheikh Zayed e Tel Zaatar, a nord di Gaza,
si sono svuotati sotto la furia dei cannoneggiamenti israeliani
a ridosso delle case. Mentre i combattimenti tra truppe israeliane
e miliziani palestinesi si avvicinano al campo profughi di
Jabalya (70 mila abitanti). La gente fuggendo nel panico,
dirigendosi verso le scuole dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che
assiste i profughi palestinesi. Fonti giornalistiche locali
stimano che a Gaza gli sfollati siano 135 mila, 90 mila dei quali
ospiti dell’Unrwa. Una richiesta di aiuto viene lanciata in queste
ore proprio dall’Unrwa. L’agenzia comunica di non poter più sfamare
le decine di migliaia di palestinesi che in questi giorni ha accolto
nelle proprie strutture nella Striscia. Sono necessari aiuti
immediati per 60 milioni di dollari.
A dare un aiuto alle Nazioni Unite, ci sono anche le
organizzazioni non governative. Il coordinamento di quelle
italiane che operano in Palestina ha lanciato una campagna di
raccolta di medicinali, acquistate a Ramallah grazie a donazioni
di tanti italiani, e poi portate a Gaza dal Palestinian Medical
Relief (non senza difficoltà). Contribuisce anche l’ufficio di
Gerusalemme della Cooperazione governativa italiana che ha
stanziato fondi per l’emergenza. «Collaboriamo con il Centro
Italiano e varie associazioni locali per acquistare materassi,
coperte e prodotti di prima necessità per gli sfollati – spiega Meri
Calvelli, dell’Acs di Padova che in questi giorni sta coordinando
per conto delle ong italiane gli aiuti ai civili palestinesi – La
nostra distribuzione avviene in alcune delle scuole dove hanno
trovato alloggio gli sfollati e direttamente alle famiglie che
hanno perduto tutto, che non hanno più la casa e che sono ospitate in
stabili qui a Gaza city. A darci una mano ci sono tantissimi
volontari palestinesi, giovani soprattutto, che ci aiutano anche
nella compilazione degli elenchi delle famiglie da aiutare».
Il Cairo potrebbe dare un contributo importante nell’accoglimento
degli sfollati, sul versante egiziano della frontiera di Rafah ad
esempio, e per allentare la pressione sugli ospedali palestinesi
schiacciati sotto il peso di oltre 3mila feriti (senza contare che gli
obitori non riescono più a contenere i cadaveri che arrivano in
continuazione). Ma dalle autorità egiziane arriva un’assistenza
limitata. Il regime del presidente Abdel Fattah al Sisi
è tenacemente schierato contro Hamas, perchè parte dei Fratelli
Musulmani, ma attua misure che colpiscono soltanto la popolazione
civile palestinese. Sino ad oggi solo 47 feriti palestinesi hanno
potuto raggiungere gli ospedali egiziani e nei 15 giorni di
offensiva militare israeliana ci sono stati appena 2.230 ingressi di
palestinesi in Egitto e 1.194 di loro passaggi dal territorio
egiziano alla Striscia. Numeri molto bassi rispetto all’emergenza di
Gaza ma che comunque consentono a Sisi di smentire chi denuncia che
l’Egitto per il blocco del passaggio di feriti attraverso il valico
di Rafah. Secondo il Cairo sarebbe addirittura Hamas, a fini
propagandistici, a non inviare i feriti per ottenere una
internazionalizzazione del valico.
Il braccio armato di Hamas ha sferrato ieri sera un nuovo attacco
sparando una salva di razzi verso le città israeliane di Ashdod e di
Ashqelon. Altri razzi erano stati sparati in precedenza. Non ci
sono stati danni o feriti. Il numero complessivo dei lanci da Gaza
è comunque calato in maniera significativa ma ciò non ha impedito
a diverse compagnie aeree statunitensi ed europee di sospendere
i voli per Tel Aviv, chi a tempo indeterminato e chi solo per poche
ore. Non calano d’intensità invece i raid aerei israeliani e i
cannoneggiamenti. In via Baghdad a Shujayea ieri sono stati
estratti altri cadaveri, rimasti sotto le macerie da domenica
scorsa. I morti palestinesi ieri sono stati una sessantina, in
totale 616 e 3750 i feriti. Il Canale 10 israeliano ha confermato che
la matricola del soldato disperso, Oron Shaul, corrisponde a quella
dichiarata domenica da Hamas che afferma di aver fatto prigioniero
il militare. Ieri è stata comunicata la morte di altri due soldati
(sono una trentina in totale). Israele però va avanti e secondo i media
locali l’offensiva durerà ancora per una o due settimane.
Un servizio molto interessante di Telecolor e Primarete Lombardia dedicato al fallimentare
progetto delle vie d'acqua di Expo 2015.
Il giornalista Vladimiro Poggi,
accompagnato dal Presidente della Commissione Ambiente della Zona 8,
Enrico Fedrighini, visita per noi i cantieri inquinati ed abbandonati
dell'Esposizione Universale che si terrà a Milano nel 2015.
Uno spaccato delle conseguenze di EXPO, uno spaccato della gestione progettuale di questo "grande evento".
Vi proponiamo una rassegna stampa sull'iniziativa congiunta di INSIEME IN RETE e dell'AMMINISTRAZIONE di SEVESO del 10-07-014.
All'incontro erano presenti il Sindaco di Desio R. Corti e l'Assessore Cassanmagnago, il Sindaco di Lentate R. Rivolta, il Sindaco di Barlassina P. Galli, l'Assessore di Bovisio (con delega del Sindaco) L. Tomaino, il Presidente del Cons. Com. di Cesano Maderno (con delega del Sindaco) M. Longhin e gli Assessori di Seveso Rivolta e Miotto, il Cons. Reg. G. Corbetta e l'ex Cons. della Prov. di MI M. Gatti oltrechè rappresentanti delle associazioni e la stampa invitata.
Da una parte, il ricordo di una catastrofe lontana 38 anni, ma non per questo meno dolorosa: il 10 luglio 1976
un incidente causa la fuoriuscita di una nube tossica di Tcdd
dall’Icmesa, la fabbrica di Meda del gruppo Givaudan-Roche, legando per
sempre il nome di Seveso a quello della diossina e del disastro ambientale. Dall’altra, la minaccia di Pedemontana, l’autostrada che dovrebbe attraversare proprio la ex zona di rispetto, tuttora inquinata, smuovendo la terra contaminata. A rischio la popolazione di Seveso, Meda, Cesano Maderno e Desio, che, secondo uno studio del 2003
coordinato dalla Fondazione Lombardia per l’Ambiente, potrebbe nei casi
peggiori assorbire diossina fino al doppio del livello consentito.
Tra il pubblico, sindaci e assessori, ma anche ambientalisti e comuni cittadini
Se ne è voluto parlare proprio al Bosco delle Querce,
nato nel 1983 sopra la zona A, monito a non dimenticare quel “caldo
sabato di luglio” dell’incidente: un incontro che è stato una sorta di “aperitivo della memoria“, come lo ha definito Emma Beretta, portavoce di Insieme in rete. «C’è un parallelismo tra il passato e l’oggi – ha ammonito il sindaco di Seveso Paolo Butti
-. Negli archivi ci sono le tracce delle denunce fatte negli anni 1946 e
1953, alle quali erano sempre seguite generiche e banali rassicurazioni
da pare dell’Icmesa. Proprio come oggi ci sono le denunce dei Comuni sulla pericolosità di Pedemontana:
e anche queste non ricevono mai risposte chiare». Come se le
istituzioni avessero la tendenza a passare sopra al territorio, senza
coinvolgerlo nelle scelte e nelle riflessioni necessarie. «Una comunità non cresce se non fa i conti con il proprio passato – afferma Massimiliano Fratter,
direttore del Bosco delle Querce, ricordando il valore simbolico del 10
luglio per i sevesini -. La storia è un dialogo senza fine tra passato e
presente: e nell’affrontare un problema, nell’intervenire su un
territorio, la storia non può essere ignorata – continua -. Pedemontana invece non ci ha mai ascoltato,
nemmeno all’inizio del progetto, quando dicevano “noi ci occupiamo di
calcestruzzo”. Ma anche “occuparsi di calcestruzzo” può essere fatto al
meglio solo conoscendo le situazioni». E l’assenza di risposte si è
coniugata con il silenzio: «38 anni fa ci volle una settimana perché si parlasse dell’incidente – ricorda amaramente Alberto Colombo, di Insieme in rete -, oggi il periodo è ben più lungo. Tutti aspettiamo delle risposte che non arrivano».
«In merito a Pedemontana, il territorio e la Provincia hanno mantenuto una posizione coesa
– sostiene il primo cittadino di Seveso -. Nonostante le diverse
sfaccettature, tutti concordano sulla non realizzazione». Intanto, però,
la Pedemontana avanza: «Come sindaco mi trovo a vivere un momento
schizofrenico – ribatte Rosella Rivolta, sindaco di Lentate sul Seveso (in piedi nella foto di apertura, ndr) -. Tutti diciamo le stesse cose, esponiamo dubbi e perplessità, ma intanto la Pedemontana avanza: hanno aperto un campo base vicino a Lentate, senza che nemmeno l’amministrazione ne sapesse nulla. Un consulto legale è necessario». Una diffida,
firmata il 13 gennaio 2014 dai sindaci e da Insieme in rete, in realtà,
c’era già stata. Ma apparentemente non è servita a nulla: «Ad agosto cominceranno i primi lavori sulla superstrada, all’uscita di Meda – avvisa Gianni Del Pero di Insieme in rete -, ma nessuno lo dice e, di conseguenza, nessuno lo sa».
L’unico rappresentante regionale (M5S) presente, Gianmarco Corbetta, si mostra ottimista: «La Pedemontana qui non arriverà mai, economicamente è un progetto disastrato: lo sanno tutti, anche Maroni, ma non lo vuole ammettere. Anzi, insiste con la defiscalizzazione
dell’opera: nel togliere, cioè, le tasse ai costruttori, cosa che a me
non sembra né giusta né giustificabile -. E pronostica -: Si rimanderà
la costruzione fino a quando non si costruirà una striscia di collegamento alla Milano-Meda».
Conclusione per niente rassicurante: «Certo, ci fa piacere perché
evitiamo il problema diossina – esordisce ironico Butti -, un po’ meno
per tutta la cascata di problemi conseguenti. La Regione non dirà mai
“non si finisce” – dichiara tornando serio -, perché non si prenderanno
mai questa responsabilità. La sfida è metterli nelle condizioni di rispondere alle nostre domande sui loro piani».
Amministrazioni, ambientalisti e comuni
cittadini chiedono risposte in difesa del loro territorio da quella che
potrebbe essere l’ennesima e fatale ferita ambientale. Ma ancora non è chiaro a chi debbano rivolgersi per ottenerle.
Seveso, Butti: “Pedemontana come la diossina, mai risposte chiare”
Pubblicato il 14 luglio 2014 da redazione
Dopo
38 anni dal tristemente noto 10 luglio 1976, giorno della fuoriuscita
della diossina dallo stabilimento Icmesa di Meda, è sì ancora il momento
di ricordare quanto successo nei comuni di Seveso, Meda, Cesano
Maderno, Bovisio Masciago e Desio, ma anche di guardare il presente che
vede questo luogo minacciato dal possibile arrivo di una Autostrada la
Pedemontana proprio sopra i territori contaminati, secondo i rilevamenti
Arpa del 2008, con conseguente ripetersi dei rischi per la salute.
A questo proposito, giovedì 10, nel giorno dell’anniversario,
all’interno del parco regionale Bosco delle Querce l’amministrazione
comunale e il coordinamento ambientalista Insieme in Rete per uno
sviluppo sostenibile hanno voluto organizzare un incontro pubblico,
definito simpaticamente “un aperitivo della memoria” dalla moderatrice Gemma Beretta, portavoce del coordinamento.
“E’ possibile svolgere un parallelismo tra il passato e il presente – ha ricordato Paolo Butti,
sindaco di Seveso -. Negli archivi sono presenti infatti numerose
denunce dei cittadini a partire dal 1948 e l’Icmesa rassicurò sempre in
modo generico come, con le dovute differenze, sta succedendo ora con la
società Autostrada Pedemontana Lombarda, quando di fronte a
preoccupazioni da parte dei Comuni non ci sono mai risposte chiare. Gli
eventi si stanno svolgendo come se le istituzioni del gradino più alto
vogliano passare sopra al territorio, senza alcun coinvolgimento. Noi
non ci stiamo come amministrazioni locali e abbiamo intrapreso azioni
legali”.
“Attraverso il progetto del Ponte della memoria e poi con l’archivio è
stato qui possibile avviare un processo di rielaborazione storica – ha
ricordato Massimiliano Fratter, direttore del parco,
che si è concentrato sull’aspetto storico e sociale del 10 luglio -. La
storia non può essere sottovalutata quando si progetta il territorio,
qui invece è successo”.
Alberto Colombo di Insieme in Rete ha ricordato che,
come gruppi ambientalisti, il 13 gennaio è stata presentata una diffida
insieme ai sindaci di Seveso e Desio senza alcuna risposta. L’unico
esponente regionale presente è sicuro: “Sono convinto che la Pedemontana
non sarà realizzata qui – ha dichiarato Gianmarco Corbetta,
consigliere del Movimento 5 Stelle, – la situazione finanziaria è molto
a rischio e lo sanno anche loro, compreso Maroni, ma non hanno il
coraggio di dirlo”.
All’iniziativa erano presenti diversi sindaci di comuni limitrofi come Rosella Rivolta di Lentate sul Seveso, Piermario Galli di Barlassina, Roberto Corti di Desio, e inoltre c’erano anche Maurilio Longhin, presidente del consiglio comunale di Cesano Maderno e Luca Tomaino, assessore all’Ambiente di Bovisio Masciago.
ALLE ORE 8,30 PRESSO IL PARCHEGGIO DEL COMUNE IN VIA B. DONZELLI N° 9,
CURATA DA:
Comitato per il Parco Regionale della Brughiera;
con la collaborazione di alcune Guardie Ecologiche Volontarie (GEV) del Parco di Montevecchia.
Per chi lo desidera ed è comodo ad arrivarci, facciamo un primo ritrovo con le auto al parcheggio della stazione delle Ferrovie Nord Milano a Meda (MB) alle ore 7,50 per poi avviarci alle ore 8,00 per Montevecchia con poche auto.
Uscita escursionistica con un discreto dislivello rivolta a camminatori allenati.
È caldamente consigliato l’uso di scarpe da trekking.
E' questa l'undicesima uscita del programma "Le Stagioni del Parco 2014" e prevede un itinerario di circa 8 km. della durata di 4 ore alla scoperta dei bellissimi luoghi che fanno parte del Parco di Montevecchia e della Valle del Curone.
Per raggiungere il ritrovo, quando arrivate al semaforo alle 4 strade salite a Montevecchia alta, al ristorante Maggioni vicino alla chiesa, e girate subito a destra, a 100 metri vi sono due parcheggi.
Il percorso inizia dal parcheggio e scende in Valfredda. Superata la cascina Gaidana ci fermeremo ad osservare un SIC del parco Le sorgenti pietrificanti.
Raggiunta la cascina Valfredda scenderemo nella valle del Curone.
Dalla Fornace superiore percorrendo il sentiero N°7 arriviamo al Cere' per poi raggiungere la Galbusera Bianca.
Avremo la possibilità di ammirare i Runchet, e i prati magri: altro SIC del parco.
Percorreremo il sentiero dei cipressi, molto panoramico, ci porterà a Pianello m.452 e da li avremo una ampia visione di tutta la valle del Curone.
Poi il percorso si snoderà in discesa, seguendo la carrareccia che ci porterà alle cascine, Ratta,Scarpata, Costa. Si prosegue poi in un bosco per raggiungere il fondo valle in località Ospedaletto. Sempre stando nel bosco saliremo all'acquedotto L'Unione, (avremo modo di notare altre sorgenti pietrificanti) per poi raggiungere Cà del Soldato sede delle GEV.
Da qui, attraverso un bosco pianeggiante, si raggiunge C.na Valfredda per poi proseguire per il parcheggio del Comune.
Tempi permettendo si potrebbe allungare di 30' e salire al Carmelo per poi raggiungere il comune.
Se volete approfondire vi invito a visitate il sito del Parco di Montevecchia al seguente Link: http://www.parcocurone.it/fruizione/sentieri.html
Arriva il periodo estivo ed ecco magicamente concretizzarsi i nuovi attacchi di
Confindustria al PTCP provinciale.
Solite affermazioni sull'esigenza di alcune aziende di ampliarsi o di ricollocarsi in aree libere e soliti richiami più o meno pretestuosi.
Però nessuno fa mai cenno alle innumerevoli AREE INDUSTRIALI DISMESSE di cui la provincia è disseminata che se riqualificate potrebbero dare risposta a queste esigenze.
Più facile e più remunerativo CONSUMARE ulteriore SUOLO LIBERO.
Per il PTCP saranno tempi duri, oltretutto con un
prossimo futuro Consiglio Provinciale che sarà formato dai soli Sindaci, parecchi dei quali hanno attivato ricorsi al TAR contro il PTCP ritenendolo "troppo vincolante" e si sa, il
cemento è trasversale ...........
Entro la fine di settembre (probabilmente il 28-09-014) tutti i
Consiglieri Comunali dei comuni della provincia di MB saranno chiamati
al voto su chi sarà il Presidente e sui Consiglieri della Provincia
nella sua nuova composizione, fatta da un determinato numero di Sindaci.
Come gruppi ambientalisti, siamo molto preoccupati,
visto che questo PTCP, pur essendo carente su alcuni aspetti, corre il rischio concreto di essere ulteriormente peggiorato.
A 38 anni di distanza dall’incidente
dell’ICMESA di Meda che provocò la fuoriuscita di una nube di diossina TCCD,
sostanza tra le più tossiche mai rilasciata nell’ambiente, un territorio ferito
dall’inquinamento è in attesa di avere risposte sui progetti che prevedono di
realizzare l’Autostrada Pedemontana sui terreni contaminati dalla diossina.
La prima notizia di quanto era accaduto
all’ICMESA fu pubblicata il 17 Luglio 1976, dopo una settimana di silenzio. Le richieste di trasparenza
sugli atti, sulla rispondenza agli adempimenti normativi e le domande relative
a Pedemontana nella tratta che attraversa i terreni contaminati attendono
risposte da mesi, ed il silenzio non
è più sopportabile.
Il Consiglio Regionale della Lombardia, il 17
Settembre 2013, approva all’unanimità una mozione, la N° 72, con la quale
richiede di effettuare ulteriori indagini, in tutti i Comuni delle ex zone
A,B,R relative alla presenza di diossina, come peraltro già prescritto dal CIPE
nel 2009.
I Sindaci della tratta, in più occasioni a
partire dalle lettere del 10 Giugno 2013, chiedono anche a Regione Lombardia
attenzione affinché si provveda alla tutela della salute pubblica ed al
rispetto delle regole relativamente alla progettazione esecutiva
dell’autostrada, se dovrà essere realizzata.
Il 13 gennaio 2014, con alcuni Sindaci, il
coordinamento Insieme in Rete, inoltra a tutti gli enti preposti e coinvolti
nella realizzazione della Pedemontana una diffida legale per potere accedere
agli atti e verificare la legittimità e lo stato dell’arte. Anche rispetto a
questo, la risposta è stata ancora una volta ilsilenzio.
E’ necessario dare le risposte alle domande
che provengono dal territorio.
E’ necessario che si provveda alla
caratterizzazione dei terreni interessati dalla presenza di diossina e dal
progetto dell’Autostrada per verificare se Pedemontana potrà o dovrà essere
realizzata come si ipotizza nei progetti non ancora ufficialmente
approvati.
E’ necessario dire la verità di cosa sarà
Pedemontana, se sarà, con il rischio di ritrovarci, oltre ai danni ambientali
giàprodotti o innescati, una nuova
Salerno - Reggio Calabria.
E’
necessario considerare seriamente l’opzione di fermarsi.
DOMENICA 06-07-014 dalle ore 8,45, (ritrovo presso l'ingresso del Parco Bosco delle Querce in via Ada Negri a SEVESO) un'iniziativa promossa ed organizzata dal Comitato per il Parco Regionale della Brughiera, dal coordinamento Insieme in Rete per uno Sviluppo Sostenibile e dal Comitato per il Parco Brianza Centrale per conoscere alcune aree verdi (Parco del Bosco delle Querce di Meda e Seveso e Parco Brianza Centrale a Seregno).
Una passeggiata ciclo-pedonale utile anche a ricordare il disastro dell'ICMESA con la fuoriuscita di TCDD del 10 luglio 1976 con visita alle aree bonificate dove ora sorge il Bosco delle Querce e ..... il "rischio autostrada pedemontana".
La prima di prossime iniziative che seguiranno e di cui daremo comunicazione come INSIEME IN RETE.