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CRONACHE DA CHI SI IMPEGNA A CAMBIARE IL PAESE DEI CACHI E DEI PIDUISTI.
"Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente,
ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere,
se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?"
Antonio Gramsci-politico e filosofo (1891-1937)
OMAGGIO ALLA RESISTENZA.
Ciao Dario, Maestro, indimenticabile uomo, innovativo, mai banale e sempre in prima fila sulle questioni sociali e politiche.
Ora sei di nuovo con Franca e per sempre nei nostri cuori.

"In tutta la mia vita non ho mai scritto niente per divertire e basta.
Ho sempre cercato di mettere dentro i miei testi quella crepa capace di mandare in crisi le certezze, di mettere in forse le opinioni, di suscitare indignazione, di aprire un po' le teste.
Tutto il resto, la bellezza per la bellezza, non mi interessa."

(da Il mondo secondo Fo)

giovedì 4 dicembre 2014

"MAFIA CAPITALE" E IL LUCRO SULLE EMERGENZE


L'inchiesta "Mafia Capitale" della Procura di Roma ha scoperchiato l'ennesimo verminaio di questo povero paese, balzato al primo posto in Europa nel rapporto Trasparency International per quanto riguarda l'indice della CORRUZIONE percepita.

Una corruzione e un malaffare che in quel di Roma coinvolge personaggi della destra neofascista, della malavita, gestori di cooperative sociali, funzionari collusi, ex assessori della giunta capitolina e presidenti di consiglio targati Pd.
C'è un aspetto ODIOSO e particolarmente DISGUSTOSO tra i "rami d'affari" di questa cupola. Quello sulla gestione delle "emergenze" Rom e Sinti e quello sui rifugiati.
Hanno "lucrato" anche su questo, aumentando a dismisura l'inserimento di persone nei campi e nei centri gestiti dalle cooperative legate a questo malaffare, immaginatevi con quale servizi poi effettivamente resi e con quali conseguenti tensioni sul territorio .
Un ciclo che in quel di Roma non ha fatto altro che alimentare poi dimostrazioni di stampo razzista e la becera campagna della destra xenofoba contro i campi e i centri di prima accoglienza.
Questo è il nostro paese.
Sotto, due articoli de Il Manifesto che illustrano con chiarezza la vicenda.

Mafia capitale dell’emergenza
Roma. Il «pericolo» rom, l'allarme immigrati e gli sbarchi di minori non accompagnati dal Nord Africa. Occasioni ben colte dal sistema di corruzione politico-criminale ricostruito nell'inchiesta «Mondo di mezzo».Dai «campi nomadi» ai centri di accoglienza: il giro d'affari dei solidalizi «mafiosi» indagati dalla procura di Pignatone. E gli enti che si sono arricchit.

Campo rom di Castel Romano«Lo sai quanto ci gua­da­gno sugli immi­grati? Il traf­fico di droga rende meno», dice Sal­va­tore Buzzi, pre­si­dente della Coo­pe­ra­tiva 29 giu­gno (ade­rente alla Lega­Coop), durante una tele­fo­nata inter­cet­tata dai Ros nell’ambito dell’inchiesta sulla «mafia capi­tale». Poi, in un’altra con­ver­sa­zione: «Tutti i soldi utili li abbiamo fatti sui zin­gari, sull’emergenza allog­gia­tiva e sugli immi­grati». Nell’ordinanza di arre­sto fir­mata dal Gip Fla­via Costan­tini si ripor­tano i con­tatti dei sodali di Buzzi con Ema­nuela Sal­va­tori, respon­sa­bile rom e sinti del V Dipar­ti­mento del Campidoglio.



Gli inve­sti­ga­tori in più parti rife­ri­scono «la capa­cità» dei soda­lizi inda­gati «di inter­fe­rire nelle deci­sioni dell’Assemblea Capi­to­lina in occa­sione della pro­gram­ma­zione del bilan­cio plu­rien­nale 2012/2014 e rela­tivo bilan­cio di asse­sta­mento di Roma Capi­tale, avva­len­dosi degli stretti rap­porti sta­bi­liti con fun­zio­nari col­lusi dell’amministrazione locale, al fine di otte­nere l’assegnazione di fondi pub­blici per rifi­nan­ziare “i campi nomadi”, la puli­zia delle “aree verdi” e dei “Minori per l’emergenza Nord Africa”, tutti set­tori in cui ope­rano le società coo­pe­ra­tive di Sal­va­tore Buzzi».
E in effetti è sulle «emer­genze», lo sap­piamo — in que­sto caso rom, rifu­giati e minori non accom­pa­gnati, altre volte sono state le cala­mità natu­rali — che si costrui­sce la for­tuna della cri­mi­na­lità orga­niz­zata. Non a caso il 21 mag­gio 2008, l’allora pre­mier Sil­vio Ber­lu­sconi firmò il decreto per dichia­rare lo «stato di emer­genza in rela­zione agli inse­dia­menti di comu­nità nomadi» che venne poi pro­ro­gato fino a tutto il 2011. Ed è la Capi­tale il labo­ra­to­rio per la rea­liz­za­zione del “sistema campi”, più volte stig­ma­tiz­zato dalle isti­tu­zioni europee.
Fu «pro­prio nel trien­nio 2009–2011 che la giunta Ale­manno — rac­conta Carlo Sta­solla, pre­si­dente dell’Associazione 21 luglio — spese, per la gestione degli 11 inse­dia­menti isti­tu­zio­nali nei quali vivono circa 5.000 degli 8.000 rom pre­senti a Roma e per le 54 azioni di sgom­bero for­zato che hanno coin­volto circa 1.200 rom, oltre 34 milioni di euro l’anno». Un conto pre­sto fatto se si aggiunge alla gestione cor­rente del “sistema campi”, che costa al Cam­pi­do­glio circa 24 milioni l’anno, i 32 milioni repe­riti dal Vimi­nale per accom­pa­gnare il trien­nio dell’emergenza, durante il quale tutto era per­messo, e i soldi veni­vano ero­gati ad affi­da­mento diretto, senza bandi di con­corso. «In realtà è prassi anche della gestione cor­rente dei campi», con­ti­nua Stasolla.
Pren­diamo per esem­pio il “vil­lag­gio della soli­da­rietà” di Castel Romano, il più grande di Roma, quello che tra il 2010 venne ampliato per acco­gliere le fami­glie rom sgom­be­rate dai “campi tol­le­rati” di La Mar­tora e Tor de’ Cenci. E per il quale, secondo l’ordinanza di arre­sto, Buzzi avrebbe chia­mato il Comune per chie­dere «l’allargamento dell’allargamento». Secondo il dos­sier redatto dalla “21 luglio”, per ospi­tare 989 abi­tanti sono stati spesi nel 2013 (cifra simile anche negli anni pre­ce­denti) 5.354.788 euro, di cui il 70,7% per la gestione, il 17,1% per la sicu­rezza, il 12% per la sco­la­riz­za­zione e zero per l’inclusione sociale. Il 93,5% dei fondi sono stati ero­gati in affi­da­mento diretto ai 16 sog­getti ope­ranti. Ma è Eri­ches (l’Ati della coo­pe­ra­tiva di Buzzi, la 29 giu­gno) che si aggiu­dica la mag­gior parte del mal­loppo: il 36,1% dei fondi.
Com­ples­si­va­mente, per segre­gare 4391 rom negli 8 vil­laggi attrez­zati, si sono spesi 16,4 milioni di euro l’anno; per con­cen­trare 680 per­sone nei 3 «cen­tri di rac­colta rom», i romani hanno pagato altri 6,2 milioni circa; e per allon­ta­nare 1231 per­sone nei 54 sgom­beri for­zati del 2013 se ne sono andati altri 1,5 milioni.
L’altro grande affare è quello dei rifu­giati e richie­denti asilo, per cia­scuno dei quali gli enti gestori che vin­cono i bandi emessi dal Vimi­nale attin­gendo ai fondi Sprar (il Sistema di pro­te­zione per richie­denti asilo) per­ce­pi­scono 35 euro al giorno. Secondo l’inchiesta di Pigna­tone, Luca Ode­vaine, il capo gabi­netto di Vel­troni, si sarebbe ado­pe­rato (ma que­sto non è un cri­mine) per orien­tare i flussi di smi­sta­mento sul ter­ri­to­rio ita­liano dei rifu­giati facendo levi­tare da 250 a 2500 i posti asse­gnati a Roma.
Ma è sui minori non accom­pa­gnati che il «Mondo di mezzo», secondo gli inqui­renti, con­cen­tra mag­gior­mente le atten­zioni. Ovvio, per­ché per ogni ragazzo stra­niero il bud­get ero­gato sale a circa 50 euro al giorno. Durante l’«emergenza Nord Africa» del 2011, a Roma arri­va­rono circa due­mila minori, anche se «a volte, quando arri­va­vano nei cen­tri, ci accor­ge­vamo che in realtà erano adulti e dove­vamo rifiu­tarli», rac­conta Gabriella Errico, pre­si­dente della coo­pe­ra­tiva Un sor­riso che gesti­sce il cen­tro di Tor Sapienza bal­zato agli onori delle cro­na­che. L’assegnazione della gestione delle strut­ture, in quel periodo, veniva fatta «solo ed esclu­si­va­mente dal Comune» senza bandi.
«Re incon­tra­stato dell’assegnazione dei pro­getti per l’accoglienza rifu­giati e minori è il con­sor­zio Eri­cles che fa capo alla Coop. 29 giu­gno — rac­conta Clau­dio Gra­ziano, respon­sa­bile rifu­giati dell’Arci — seguita dalla Domus cari­ta­ris, del Vica­riato e da Axi­lium e Arci­con­fra­ter­nita, eredi della vec­chia La Cascina, di Comu­nione e libe­ra­zione». Tutti gli altri enti gestori arri­vano lar­ga­mente dopo. «Anche se — aggiunge Gra­ziano — distri­carsi nel gine­praio di enti che gesti­scono i cen­tri per minori è dif­fi­ci­lis­simo per­ché cam­biano con­ti­nua­mente nome».
Non solo: tra cen­tri affi­dati dagli enti locali con i fondi Sprar e quelli aperti dalla pre­fet­tura nei periodi di “emer­genza” «nes­suno sa bene quante siano le risorse e come ven­gono distri­buite». «In tanti anni che lo chie­diamo — con­clude Gra­ziano — non siamo mai riu­sciti ad otte­nere un tavolo di coor­di­na­mento di que­sti ser­vizi di accoglienza».


Sequestrati beni per 200 milioni. 
Le indagini puntano alla Regione
Mafia capitale. Decisivo per i pm il ruolo di Carminati. Alemanno: «Ho sbagliato dal punto di vista umano»
Massimo Carminati
Ieri mat­tina, a Regina Coeli, sono comin­ciati gli inter­ro­ga­tori. Nes­suno dei 14 inda­gati sen­titi dai magi­strati, tranne l’ex ad dell’Ama Franco Pan­zi­roni, ha aperto bocca. Lo stesso Pan­zi­roni non è andato oltre il riba­dire la pro­pria inno­cenza. Ma la vicenda è appena all’inizio. Fil­trano voci su una nuova e immi­nente ondata di iscri­zioni nel regi­stro degli inda­gati, e que­sta volta toc­che­rebbe alla Regione Lazio.
La magi­stra­tura, intanto, ha dispo­sto il seque­stro dei beni di alcuni inda­gati: robetta da 204 milioni. Mac­chine, ter­reni, appar­ta­menti, negozi, quote socie­ta­rie: di tutto si può dubi­tare tranne che del rapido arric­chi­mento dei pre­sunti ade­renti all’organizzazione ribat­tez­zata dagli inqui­renti «Mafia Capi­tale». Una parte di quei capi­tali, 40mila euro, sarebbe finita anche alla Fon­da­zione Nuova Ita­lia dell’ex sin­daco di Roma Gianni Ale­manno, che si è auto­so­speso da tutte le cari­che in Fra­telli d’Italia e al Tg1 ha dichia­rato: «Sicu­ra­mente ho sba­gliato a sot­to­va­lu­tare la com­po­nente umana, non ho dato la giu­sta atten­zione alla scelta della squa­dra, mi assumo la respon­sa­bi­lità poli­tica». Ma è solo una delle onde che si avviano a som­mer­gere la poli­tica romana, e nep­pure la più grossa. Nell’epicentro del ter­re­moto c’è il Pd.
Il M5S chiede lo scio­gli­mento del Comune, la pre­si­dente della Camera Laura Bol­drini esprime«sdegno totale». L’esponente del Pd della capi­tale Roberto Moras­sut vuole «l’azzeramento del Pd romano». Il sin­daco Igna­zio Marino pro­mette che «con i cit­ta­dini one­sti Roma cam­bierà dav­vero». Ma non sono gli stre­piti, que­sti e molti altri, a resti­tuire il senso di quanto pro­fonda sia la scossa. Sono i fatti in sé, senza biso­gno di com­menti.
L’elemento da alcuni punti di vista più inquie­tante dell’intera vicenda è la faci­lità con cui Mas­simo Car­mi­nati è pas­sato dal con­trollo quasi totale sugli appalti e sulle nomine nel corso dell’era Ale­manno alla con­ferma di un potere quasi iden­tico con i suc­ces­sori.
Stando a quanto la magi­stra­tura ha deciso di ren­dere pub­blico, pro­prio del potere per­so­nale di Car­mi­nati si tratta. Più che di «Mafia Capi­tale» si dovrebbe infatti par­lare di «Car­mi­nati Capi­tano». Nella rico­stru­zione degli inqui­renti, l’ex «Nero» della Magliana non è solo «la figura api­cale», ma il perno intorno a cui ruota ogni cosa, tutt’al più in tan­dem con Sal­va­tore Buzzi, l’ex dete­nuto comune (omi­ci­dio col­poso ai danni della con­sorte) che aveva creato un impero nelle coo­pe­ra­tive sociali, a par­tire da quella coo­pe­ra­tiva «29 giu­gno» for­te­mente spon­so­riz­zata e poi pro­tetta dall’ex asses­sore regio­nale al Bilan­cio Angiolo Mar­roni, Pd (non coin­volto, va sot­to­li­neato, nell’inchiesta in corso). L’elemento coer­ci­tivo in base al quale la pro­cura di Roma con­te­sta l’associazione mafiosa ex 416bis è costi­tuito, a conti fatti, solo dalla pre­senza di Car­mi­nati, suf­fi­ciente, scri­vono gli inqui­renti, a incu­tere ter­rore. In realtà di epi­sodi di vio­lenza, per quanto riguarda il «mondo di sopra», non ne risul­tano quasi, e anche le minacce sono limi­tate. A ren­derle temi­bili è solo il fatto che pro­ven­gano da tanto cri­mi­nale.
Almeno stando a quel che se ne sa al momento, l’aspetto dell’associazione mafiosa è dav­vero fra­gile, basato appunto all’80% e oltre sulla par­te­ci­pa­zione, anzi sulla dire­zione, di Car­mi­nati. Con tutta la fidu­cia pos­si­bile nei togati, è un po’ poco. Soprat­tutto, la defla­grante accusa di aver costi­tuito una Cosa Nostra roma­ne­sca rischia di non met­tere nel dovuto risalto quel che l’inchiesta e le inter­cet­ta­zioni rac­con­tano del livello, che dire basso è ancora niente, rag­giunto dalla poli­tica a Roma, come pro­ba­bil­mente in molte altre impor­tanti realtà locali. Non a caso una quan­tità di vicende affron­tate dagli inqui­renti è citata nelle carte per dare un’idea della situa­zione, ma senza che sia stato rac­colto il mate­riale pro­ba­to­rio neces­sa­rio per pro­ce­dere.
A leg­gere le carte dell’inchiesta non sem­bra tanto di tro­varsi di fronte al Padrino quanto a una ver­sione all’amatriciana, ma non meno igno­bile, di House of Cards. Pres­sioni, mano­vre, anche minacce, cor­ru­zione, con­di­zio­na­menti di ogni tipo per piaz­zare le per­sone ingiu­ste al posto giu­sto. In realtà, più che ai suoi tra­scorsi cri­mi­nali con la Magliana, sem­bra che Car­mi­nati debba il potere e l’influenza di cui gode a quelli di neo­fa­sci­sta noto e sti­mato in quell’ambiente. Dicono ad esem­pio che pro­prio Car­mi­nati abbia offerto la pro­pria alta garan­zia a soste­gno di Ric­cardo Man­cini, l’ex ad di Eur spa, inviso ai suoi ex came­rati arri­vati al potere a Roma per alcune dela­zioni e accuse ai tempi degli spari. E ancora Car­mi­nati avrebbe speso il suo per­sua­sivo cari­sma per con­vin­cere l’ex capo della segre­te­ria di Ale­manno, Luca­relli, a con­fer­mare il ruolo della coo­pe­ra­tiva di Buzzi «29 giu­gno», ini­zial­mente desti­nata a essere affon­data in quanto ere­dità della pas­sata ammi­ni­stra­zione di cen­tro­si­ni­stra.
Ma qua­lun­que fosse il fon­da­mento del potere di Car­mi­nati è un fatto che, dopo aver tra­sfor­mato gli appalti romani (e non solo) in una fonte ine­sau­ri­bile di arric­chi­mento con la giunta Ale­manno, il gruppo abbia pro­se­guito col vento in poppa anche con l’amministrazione di cen­tro­si­ni­stra. Lo ha fatto, se le accuse saranno con­fer­mate, molto più com­prando che minac­ciando. In diverse inter­cet­ta­zioni Buzzi parla senza mezzi ter­mini di Mirko Coratti, pre­si­dente dell’assemblea capi­to­lina, come di un dipen­dente a libro paga.
Sarà la magi­stra­tura a sta­bi­lire quanto il malaf­fare sia per­meato all’interno del Cam­pi­do­glio che però, oggi, appare come una fogna a cielo aperto.

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